"Non c’è un modello prestabilito nelle storie che ho scelto di girare. Praticamente l’unico elemento fisso è che non cerco di ripetermi. Dato che non si può essere sistematici nel trovare una storia da filmare, io leggo di tutto. Oltre a leggere libri che sembrano interessanti, mi affido alla fortuna e al caso per trovare il libro. Leggo con la minore autocoscienza possibile, per non interferire con l’impatto emotivo della storia. Se il libro si rivela stimolante e si propone come una possibile scelta, allora le letture successive vengono fatte con molta più attenzione, di solito prendendo degli appunti. Se il libro alla fine risulta essere quello che voglio, per me è molto importante conservare l’impressione della prima lettura nelle fasi successive della lavorazione. Quando si è lavorato su un film forse per più di un anno, tutto tende a diventare così familiare che si corre il rischio di scambiare la foresta per gli alberi. Ecco perché è tanto importante essere capaci di usare quella prima impressione come criterio per intervenire sulla vicenda anche molto più tardi. Chiunque sia il regista e per quanto accuratamente abbia girato e montato il suo film, egli non può mai provare quello che sente il pubblico quando vede il film per la prima volta. La prima volta per il regista è la prima lettura della storia, e le impressioni e le emozioni di questo evento devono durare fino al completamento del film. Fortunatamente non ho mai scelto una storia in cui queste emozioni non hanno retto alla distanza. Sarebbe terribile se ciò avvenisse."

Stanley Kubrick, tratto da Kubrick di M. Ciment